Sant' Ugo di Novara di Sicilia, Abate
Correvano gli ultimi anni del decennio 1130 – 1140 quando, spinto da interessi di natura politica, Ruggero II, anche con l’intervento di papa Innocenzo II, chiese all’Abate di Chiaravalle di inviare nel regno di Sicilia i suoi monaci.
Dopo un primo rifiuto, S. Bernardo inviò i suoi monaci facendoli venire da Moterola di Spagna ed essi si stanziarono in Calabria nel monastero di S. Maria la Requisita detto la Sambucina vicino Cosenza.
Ma Ruggero II voleva i cistercensi in Sicilia perchè completassero la costruzione di un monastero da Lui fatta iniziare presso Novara nel 1137.
Da Sambucina i monaci vennero a completare il monastero in una valle del territorio di Novara, Valle che loro, secondo costume cistercense, hanno chiamato Bona.
Il monastero, completato nel 1167, fu eretto canonicamente nel 1171.
Ugo, discepolo di S. Bernardo, fu tra i monaci venuti da Moterola e primo Abate del monastero che fu intitolato a Maria SS. Annunziata, detto poi S. Maria la Noara.
Dal monastero di Vallebona i monaci diffusero la parola e l’insegnamento cistercense in molte località della Sicilia, dove sorsero monasteri filiazioni di S. Maria la Noara, quali Badiazza, Roccamadore e Altofonte.
Poco conosciamo della vita di S. Ugo. Era francese, e probabilmente fu uno dei venti monaci che seguì S. Bernardo quando questi lasciò l’Abbazia di Citeaux per fondare quella di Clairvaux.
Per le sue spiccate virtù ebbe compiti importanti e dopo Moterola in Spagna fu inviato in Sicilia ed ebbe come compagni i monaci Paolo, Eligio e Marco che Gli successe come Abate.
Egli si distinse per l’amore alla povertà evangelica, per lo zelo nella conversione delle anime, per la diffusione della parola di Dio, tanto da essere ritenuto un riformatore dei costumi presso gli uomini del suo tempo .
Come Bernardo, Suo confratello e maestro, ebbe grande devozione alla Madonna e con prudenza e carità resse la famiglia religiosa a Lui affidata. Sotto la Sua guida il monastero dava lavoro in tutta la zona, difendeva gli innocenti, offriva rifugio ai perseguitati, promuoveva l’operosità, il bene, la carità.
Molti da vicino e da lontano ricorrevano a Lui per avere aiuto, consiglio e conforto.
Consunto dagli anni, dalla penitenza e dal lavoro morì in Novara il 17 novembre.
Sconosciuto è l’anno della morte:è certo che nel 1175 era priore del monastero l’Abate Marco.
Le sue ceneri, il suo teschio, i suoi guanti sono ancora custoditi presso la Parrocchia di Maria SS. Assunta in Novara.Essi da secoli fanno parte di un prezioso reliquario realizzato su una parete della chiesa abbaziale a Lui dedicata in Novara centro; le altre reliquie di santi e della Santa Croce di Cristo sono state portate da Lui personalmente.
La giara della quale Egli si serviva, nel corso dei secoli veniva riempita il giorno della ricorrenza della sua morte e attraverso quest’acqua il Signore, per l’intercessione del Santo, operò prodigi.
Da data immemorabile Egli riceve culto in Novara dove è Patrono insieme alla Vergine Assunta.
La sua festa è celebrata il 16 agosto in Novara centro ed il 17 novembre ( o la domenica successiva) a Badiavecchia, in S. Maria La Noara ,nella Parocchia dei Santi Basilio e Marco.
Le reliquie del Santo vengono portate in Processione su un ligneo fercolo, artistico e di gran pregio.
Dopo la festa del 16 agosto, la “ Vara” staziona nella Chiesa Madre durante la settena in onore del santo; il 22 agosto, con una grande processione a cui prendono parte le Confraternite, le reliquie vengono riportate trionfalmente nella chiesa del santo. La tradizione dell’ottava e della processione finale, perdutasi nei primi decenni del Novecento, è stata ripresa nel 1996 per benevola concessione dell’Arciprete Abate Don Enrico Ferrara.
Nel giorno della festa liturgica, il 17 novembre le reliquie vengono portate a Badiavecchia per la pubblica venerazione presso la reale abbazia di S. Maria la Noara.
Sant’ Ugo, come tutti i santi, è per noi credenti segno dell’amore di Dio Padre verso gli uomini, del mistero della presenza e dell’azione salvifica di Gesù nella Chiesa, della comunione e della promozione che lo Spirito Santo suscita in noi.
Il Santo viene invocato dai novaresi nei periodi di siccità: la sua pronta intercessione ottiene presto da Dio la sospirata pioggia ristoratrice che va a fecondare i campi assetati.
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